Alumotion intervista Alessio Cocchi, Country Manager di Universal Robots in Italia: quali novità per il 2020?

Nel 2005 in Danimarca nasceva una piccola azienda con una missione ben precisa: rendere la robotica accessibile anche alle piccole e medie imprese. I robot industriali disponibili al tempo erano infatti pesanti e complessi da programmare e gestire.

Dopo 3 anni di gestazione nasce così UR5, il capostipite di una serie di robot collaborativi sempre più evoluti che hanno portato l’azienda che li progetta e produce, Universal Robots, ad essere acquisita nel 2015 da Teradyne, colosso mondiale dell’automazione e robotica per la ragguardevole cifra di 285 milioni di dollari.

Le strade di Alumotion e Universal Robots si sono intrecciate già a partire dal lontano 2008, in un crescendo di attività che ci ha visto realizzare insieme centinaia di installazioni robotiche presso aziende di ogni dimensione e attive nei settori più disparati.

Dal 2016 la collaborazione si è fatta ancora più intensa, grazie alla scelta di UR di attivare una sede italiana, guidata da Alessio Cocchi nel ruolo di Country Manager.

In questo inizio 2020 abbiamo voluto coinvolgere Alessio, che ringraziamo per la notevole disponibilità, in un confronto sullo stato della robotica collaborativa nel nostro Paese.

Alessio, grazie ancora del tuo tempo! Entriamo subito nel vivo: l’Italia e la robotica collaborativa, come vedi lo stato della relazione?

Ottima, direi! L’Italia è in Europa il secondo mercato nella robotica industriale (dopo la Germania, NDR): stiamo incontrando sempre più interlocutori competenti e grande creatività nello sviluppo di soluzioni che integrano i nostri dispositivi, spesso poi destinate all’esportazione. La tradizionale eccellenza manifatturiera che contraddistingue il nostro Paese sempre più si sposa con crescenti competenze di automazione industriale e questo è un motore di crescita importante.

Occhi puntati sull’anno appena iniziato, il 2020: quali sono i buoni propositi di UR per l’Italia in questo nuovo anno?

Abbiamo voluto iniziare il nuovo anno in Italia abbattendo un’importante barriera all’acquisto dei nostri prodotti: grazie ad un importante accordo internazionale con il colosso finanziario DLL, siamo in grado di offrire soluzioni che consentono l’ingresso in azienda dei nostri prodotti (e degli altri componenti della cella robotica, NDR) con esborsi sostenibili nel tempo ma soprattutto formule commerciali compatibili con gli incentivi ed i vantaggi previsti a livello statale.

Se consideriamo i tipici tempi del ritorno sull’investimento di una cella robotica collaborativa (molto brevi, NDR), l’insieme di questi vantaggi di fatto riduce la complessità della scelta a un solo fattore: l’applicazione per cui si ipotizza l’integrazione della cella robotica e i vantaggi attesi.

alessio cocchi universal robots

Una notizia importante: occhi puntati sulle applicazioni quindi?

Assolutamente: anche grazie allo sforzo di realtà come Alumotion stiamo vedendo nel mondo arrivare proposte di robotica collaborativa estremamente funzionali, in grado di dare risposte concrete ad esigenze reali in tempi brevissimi.

Superato l’ostacolo finanziario, l’altro ostacolo che percepiamo alla loro diffusione è più che altro una questione di conoscenza, quasi a livello binario: “so che esiste quella soluzione, ho quella esigenza, non ci penso due volte” da una parte e “non so che esiste, vado avanti alla vecchia maniera, perdendomi un’occasione che avrei quasi sicuramente colto” dall’altra.

Anche per questo motivo, insieme a partner storici come Alumotion, che ringraziamo, stiamo investendo moltissimo in formazione, con l’organizzazione di seminari in tutta Italia, rafforzando quando già fatto negli scorsi anni.

E’ un piacere essere al vostro fianco in questo impegno, Alessio. Prima di lasciarti, ti possiamo “rubare” tre consigli che daresti ad un’impresa che sta valutando l’implementazione di una cella robotica ma non è ancora del tutto convinta?

In assoluto, consiglio di partire dall’applicazione, mettendosi alla prova con una simulazione, 3D o reale che sia, meglio ancora secondo un approccio di Lean Robotics. Si può fare? Cosa serve e di cosa si può fare a meno? Quale output è previsto? Come si innesta la cella robotica nel ciclo produttivo?

A volte basta parlarne con un esperto per avere già delle utili indicazioni, altre volte serve “toccare con mano”: vale la pena farlo più spesso di quanto si pensi – e questo è il secondo consiglio – perché i risultati spesso superano quelli attesi nel piano di investimento / prospetto di ritorno, che non deve mancare mai nella valutazione di impiego di una cella robotica collaborativa.

Terzo consiglio? Guardare avanti, senza fermarsi alla singola cella robotica: acquisita confidenza con questa tecnologia le occasioni di impiego si fanno evidenti e i risultati che si possono ottenere sono importanti e – per coglierli – beh, basta fare il primo passo.