Per arrivare all’Industry 4.0 …si passa dalla 2.5 e dalla 3.0

La recente esperienza alla fiera Mecspe, ma soprattutto tutto il lavoro che stiamo svolgendo con le aziende che si sono fermate per saperne di più delle soluzioni che abbiamo proposto, ci dice che l’Industry 4.0 è senza dubbio il futuro, ma che, per arrivarci occorre prima passare …dalla 2.5 e dalla 3.0.

Cosa vogliamo dire? Semplice: l’Industry 4.0 racchiude senza dubbio enormi potenzialità. La raccolta dei dati e la generazione di big data attraverso la disseminazione di sensori e di tecnologie collaborative; l’analisi di questi per giungere a predire le derive di processo e a programmare manutenzioni reali e non presunte/stimate; una gran mole di tecnologie che aumentano la comprensione del processo e l’intervento su di esso. Esempi, ben concreti, di quanto possiamo fare.

Carlo CalendaMa ci serve davvero? Ci serve adesso, subito?

Le ricerche di Confindustria Digitale, e di altre associazioni datoriali, dicono senz’altro il vero: rispetto ad un anno fa il tema della digitalizzazione è entrato nei discorsi comuni di molte aziende, anche di piccola dimensione, e il piano Calenda per l’Industry 4.0 rappresenta senza dubbio un’opportunità concreta per avviare il percorso di innovazione offerto da una serie di tecnologie abilitanti.

Questo però non significa che le aziende sentano davvero la necessità di avere “tutto e subito” queste competenze. La questione è duplice: da un lato l’introduzione di tecnologie e di innovazioni è figlia di una comprensione del cambiamento e delle sue opportunità. Dall’altro il mercato detta sempre legge e, ci pare di capire, che al momento non stia ancora chiedendo alle imprese di fornire soluzioni, prodotti, articoli che si portino dietro informazioni di processo evolute come quelle offerte dalla digitalizzazione.

Quindi? Lasciamo perdere? Rimandiamo?

Nossignore! Il nostro compito, quello che ci siamo dati per missione, è far comprendere come integrare tecnologie nelle proprie linee e come queste possano costituire un vantaggio in termini di produttività, resa, efficienza. La scelta delle tecnologie da proporre, quindi, è parte del compito stesso. Queste devono essere semplici, alla portata di aziende di piccola e media dimensione. Realtà che non devono e non possono spendere capitali eccessivi e investire un tempo indefinito per apprenderne l’uso.

Ecco perché proponiamo, esempi tra gli altri, Universal Robots o Robotiq o Kinova. Perché queste tecnologie sono la risposta semplice a domande semplici: come possiamo sbavare con un robot collaborativo e quali sono i vantaggi di questa tecnologia? Come possiamo realizzare degli asservimenti macchina evoluti attraverso l’uso di sistemi di presa intelligenti?

[column width=”1/4″ position=”first”]Universal Robots[/column][column width=”1/4″ position=””]Robotiq[/column][column width=”1/4″ position=”last”]Kinova[/column]

Questi sono i passaggi necessari verso l’Industry 4.0. I passaggi 2.5 – la comprensione di nuove opportunità di automazione e processo – e 3.0, l’installazione delle prime soluzioni e il godimento dei risultati connessi. Passaggi che richiedono un linguaggio comprensibile e già in uso e, soprattutto, che sia in grado di ancorare le novità a quanto già accade negli impianti di produzione oggi, non domani!

Queste sono le domande che ci vengono poste, conseguenti le risposte che diamo.

L’Industry 4.0 non è un dato di fatto. L’Industry 4.0 è una filosofia produttiva e tecnologica, un punto evolutivo a cui tendere, facendo dei passi intermedi. Il 2.5 e il 3.0, appunto.

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Scritto da Pubblicato il: 11 Aprile 2017